Domanda:
miti & leggende della vostra Arte marziale?
!!! lOv3 mArTiaL aRtS !!!
2008-11-03 12:57:15 UTC
ne conoscete?

es: ju-jitsu: leggenda del salice
taekwondo: mito delle mani legate
e cosi via

insomma raccontate cio ke sapete sulla leggenda della vostra a.m...
Quattro risposte:
anonymous
2008-11-03 13:23:40 UTC
ti racconto un mito(forse storia vera) sul pancrazio che mi ha colpito molto: Arrachione veniva da Figlia, città non lontana da quella che organizzava i Giochi, Elide. Era un lottatore specializzato nel pancrazio, l' antica e cruenta disciplina di combattimento a metà fra lotta libera e pugilato e aveva già trionfato due volte a Olympia, nel 572 e 568 a.C.; nel 564 raggiunge per la terza volta la finale. Afferrato in una presa di strangolamento dall' avversario (di cui non è stato tramandato il nome) e immobilizzato con una contemporanea presa di gambe, si vede apostrofare così dal suo allenatore Erissia: «Che grande epitaffio sarebbe: "Non si arrese mai a Olympia"!». Arrachione rinuncia a dichiararsi sconfitto, riesce a liberare la gamba destra e con questa spinge all' esterno la caviglia sinistra del rivale. Sentendosi quasi strappare il piede dal corpo, il rivale, non rendendosi conto che Arrachione sta per morire, mostra ai giudici il segno di resa, un dito levato verso l' alto. Ma non molla la presa su Arrachione, che nello spostamento subisce la frattura delle ossa del collo, in una sorta di impiccagione. Muore, non soffocato, ma per la rottura delle vertebre cervicali. Dal momento che il rivale si è arreso, Arrachione, quantunque morto, viene proclamato vincitore.
anonymous
2008-11-03 23:34:55 UTC
Ciao, io pratico karate, ho letto da qualche parte che l'isola di Okinawa, dov'è nato il karate era considerata un isola degli immortali o qualcosa del genere.... poi quella del salice che si libera dalla neve in un solo colpo l'ho sentita pure io... invece quella del pancrazio non la conoscevo, bella però!!
claclawolverine
2008-11-04 19:51:13 UTC
copio e incollo da internet





La Leggenda



A metà del XVII secolo l’ascesa dei Manchu, popolazione del Nord della Cina, portò alla destituzione della dinastia Ming, che per quasi 300 anni aveva governato la Cina.



Una volta arrivata al potere la dinastia Manchu dei Ching, il monastero di Siu-Lam del Sud (in mandarino: Shaolin, traduzione letterale: Piccola Foresta) subì importanti attacchi, perché era schierato in favore dei rivoluzionari che volevano restaurare i Ming.



Alla fine grazie all’aiuto di alcuni monaci traditori i Ching riuscirono ad incendiare il monastero di Siu-Lam del Sud, raderlo al suolo e ad uccidere la quasi totalità dei suoi monaci.



Tuttavia alcuni di essi riuscirono a scappare e si dispersero in varie zone. Tra questi la leggenda narra che ci furono l’Abate Chi Sim (esperto nell’uso del bastone lungo), l’Abate Pak Mei (ideatore dello stile del sopracciglio bianco), il Maestro Fung To Tak, il Maestro Miu Hin e la Badessa Ng Mui (esperta degli stili della gru e del serpente).



Questi cinque superstiti saranno ricordati con il nome di Cinque Anziani o di Cinque Immortali di Siu-Lam.



Tutti loro svilupparono un proprio sistema di Gung Fu capace, da una parte, di contrastare il dominio e il potere degli oppressori e, dall’altra, di fronteggiare i monaci traditori.



Ng Mui



La leggenda dell’origini del Wing Chun (pronuncia: Wihng Cheùn, traduzione letterale: Radiosa Primavera) fa risalire la sua creazione a Ng Mui (traduzione letterale: Cinque Petali).



Con la distruzione del Tempio di Siu-Lam del Sud (in mandarino: Shaolin), Ng Mui trovò rifugio nel Tempio della Gru Bianca, presso la montagna Tai Leung Shan, nella provincia di Guangdong.



La monaca conosceva bene il Gung Fu di Siu-Lam, perchè lo aveva praticato per molti anni insieme agli altri monaci, ma era giunta anche alla conclusione che non fosse uno stile adatto ad un donna. Le donne e gli uomini hanno infatti differenti caratteristiche fisiche, strutturali e mentali.



Prendendo ispirazione da una lotta tra una gru e un serpente a cui aveva assistito, elaborò uno stile morbido e flessibile. Preferì la leggerezza, l’agilità e la velocità alla forza ed alla prestanza fisica. L’obiettivo primario era quello di restituire all’avversario l’energia assorbita dall’attacco.



“Se l’avversario attacca, incollarsi e assorbire la sua forza per neutralizzare il suo colpo, se l’opponente si ritira, restare incollati per inseguire e contrattaccare”.



Ridusse le varie forme studiate nel monastero di Siu-Lam del Sud a tre, semplificando lo stile, rendendolo più essenziale, sviluppando delle metodiche che permettevano di sfruttare la sensibilità tattile e non solo quella visiva.



Con questo nuovo stile, persone più deboli potevano tranquillamente neutralizzare anche forti rappresentanti delle scuole più antiche, “il flessibile vince il rigido, il cedevole vince il forte” (Tao Te Ching – cap. 78 – trad. Lamparelli).



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Yim Wing Chun



Ng Mui conobbe Yim Yee, proprietario del negozio dove lei comprava il dau fu e la figlia di costui Yim Wing Chun (traduzione letterale: Radiosa Primavera).



La bellezza della ragazza attirò l’attenzione di un malvivente locale di nome Wong (traduzione letterale: Tigre), che voleva ad ogni costo sposare la fanciulla, terrorizzando sia lei che il padre.



I due ne parlarono a Ng Mui, che nel frattempo era diventata una loro amica. La monaca decise quindi di insegnare alla giovane le sue tecniche di lotta, affinché fosse in grado di difendersi.



Yim Wing Chun si allenò duramente nel Gung Fu, giorno e notte, fino a quando non si sentì pronta ad affrontare Wong in un combattimento, dal successo del quale sarebbe dipesa la sua libertà.



Yim Wing Chun vinse con semplicità il combattimento, mettendo in fuga il malvivente.



In seguito Yim Wing Chun fu sfidata da molti Maestri, ma nessuno mai riuscì a sconfiggerla, al punto che lei stessa giurò che avrebbe sposato solo chi sarebbe stato capace di batterla.



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Leung Bok Chau



Un giorno si presentò a lei Leung Bok Chau, che aveva appreso il Gung Fu dall’Abate Chi Sim, lei si innamorò di lui e in un combattimento finse di essere sconfitta, cosi da poterlo sposare.



Dopo il matrimonio, Yim Wing Chun rivelò la verità al marito ed in un nuovo combattimento lo sconfisse facilmente, dimostrandogli così la funzionalità dello stile di Ng Mui.



Leung Bok Chau fu sorpreso dalla grandezza dello stile, volle che la moglie gli insegnasse i vari principi che animavano quest'Arte ed insieme li perfezionarono ed ampliarono.



Fu Leung Bok Chan a dare allo stile il nome Wing Chun (pronuncia: Wihng Cheùn, traduzione letterale: Radiosa Primavera) in onore della moglie.



Leung Bok Chau insegnò il Wing Chun ad un erborista e ortopedico di nome Leung Lan Kwai, che lo trasmise a sua volta ad un attore dell’opera cinese: Wong Wah Bo.



Wong Wah Bo è il primo personaggio storicamente provato di questa leggenda.
anonymous
2008-11-03 21:07:03 UTC
Nel Pak Hok Pai si narra di una delle tigri di Canton che praticava questo stile... ed aveva deciso di sfidare a duello chiunque avesse voluto su un alto ring non perse mai e gli altri fecero una brutta fine...


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